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Nell’udienza generale di Mercoledì 6 Marzo, inizio della Quaresima, Papa Francesco ha continuato la sua catechesi sul Padre Nostro, con le parole che seguono.


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!


Quando preghiamo il “Padre nostro”, la seconda invocazione con cui ci rivolgiamo a Dio è «venga il tuo Regno» (Mt 6,10). Dopo aver pregato perché il suo nome sia santificato, il credente esprime il desiderio che si affretti la venuta del suo Regno. Questo desiderio è sgorgato, per così dire, dal cuore stesso di Cristo, che iniziò la sua predicazione in Galilea proclamando: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15). Queste parole non sono affatto una minaccia, al contrario, sono un lieto annuncio, un messaggio di gioia. Gesù non vuole spingere la gente a convertirsi seminando la paura del giudizio incombente di Dio o il senso di colpa per il male commesso. Gesù non fa proselitismo: annuncia, semplicemente. Al contrario, quella che Lui porta è la Buona Notizia della salvezza, e a partire da essa chiama a convertirsi. Ognuno è invitato a credere nel “vangelo”: la signoria di Dio si è fatta vicina ai suoi figli.


Questo è il Vangelo: la signoria di Dio si è fatta vicina ai suoi figli. E Gesù annuncia questa cosa meravigliosa, questa grazia: Dio, il Padre, ci ama, ci è vicino e ci insegna a camminare sulla strada della santità.

I segni della venuta di questo Regno sono molteplici e tutti positivi. Gesù inizia il suo ministero prendendosi cura degli ammalati, sia nel corpo che nello spirito, di coloro che vivevano una esclusione sociale – per esempio i lebbrosi –, dei peccatori guardati con disprezzo da tutti, anche da coloro che erano più peccatori di loro ma facevano finta di essere giusti. E Gesù questi come li chiama? “Ipocriti”. Gesù stesso indica questi segni, i segni del Regno di Dio: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo» (Mt 11,5).


“Venga il tuo Regno!”, ripete con insistenza il cristiano quando prega il “Padre nostro”. Gesù è venuto; però il mondo è ancora segnato dal peccato, popolato da tanta gente che soffre, da persone che non si riconciliano e non perdonano, da guerre e da tante forme di sfruttamento, pensiamo alla tratta dei bambini, per esempio. Tutti questi fatti sono la prova che la vittoria di Cristo non si è ancora completamente attuata: tanti uomini e donne vivono ancora con il cuore chiuso. È soprattutto in queste situazioni che sulle labbra del cristiano affiora la seconda invocazione del “Padre nostro”: “Venga il tuo regno!”. Che è come dire: “Padre, abbiamo bisogno di Te! Gesù, abbiamo bisogno di te, abbiamo bisogno che ovunque e per sempre Tu sia Signore in mezzo a noi!”. “Venga il tuo regno, sii tu in mezzo a noi”.


A volte ci domandiamo: come mai questo Regno si realizza così lentamente? Gesù ama parlare della sua vittoria con il linguaggio delle parabole. Ad esempio, dice che il Regno di Dio è simile a un campo dove crescono insieme il buon grano e la zizzania: il peggior errore sarebbe di voler intervenire subito estirpando dal mondo quelle che ci sembrano erbe infestanti. Dio non è come noi, Dio ha pazienza. Non è con la violenza che si instaura il Regno nel mondo: il suo stile di propagazione è la mitezza (cfr Mt 13,24-30).

Il Regno di Dio è certamente una grande forza, la più grande che ci sia, ma non secondo i criteri del mondo; per questo sembra non avere mai la maggioranza assoluta. È come il lievito che si impasta nella farina: apparentemente scompare, eppure è proprio esso che fa fermentare la massa (cfr Mt 13,33). Oppure è come un granello di senape, così piccolo, quasi invisibile, che però porta in sé la dirompente forza della natura, e una volta cresciuto diventa il più grande di tutti gli alberi dell’orto (cfr Mt 13,31-32).


In questo “destino” del Regno di Dio si può intuire la trama della vita di Gesù: anche Lui è stato per i suoi contemporanei un segno esile, un evento pressoché sconosciuto agli storici ufficiali del tempo. Un «chicco di grano» si è definito Lui stesso, che muore nella terra ma solo così può dare «molto frutto» (cfr Gv 12,24). Il simbolo del seme è eloquente: un giorno il contadino lo affonda nella terra (un gesto che sembra una sepoltura), e poi, «dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa» (Mc 4,27). Un seme che germoglia è più opera di Dio che dell’uomo che l’ha seminato (cfr Mc 4,27). Dio ci precede sempre, Dio sorprende sempre. Grazie a Lui dopo la notte del Venerdì santo c’è un’alba di Risurrezione capace di illuminare di speranza il mondo intero.


“Venga il tuo Regno!”. Seminiamo questa parola in mezzo ai nostri peccati e ai nostri fallimenti. Regaliamola alle persone sconfitte e piegate dalla vita, a chi ha assaporato più odio che amore, a chi ha vissuto giorni inutili senza mai capire il perché. Doniamola a coloro che hanno lottato per la giustizia, a tutti i martiri della storia, a chi ha concluso di aver combattuto per niente e che in questo mondo domina sempre il male. Sentiremo allora la preghiera del “Padre nostro” rispondere. Ripeterà per l’ennesima volta quelle parole di speranza, le stesse che lo Spirito ha posto a sigillo di tutte le Sacre Scritture: “Sì, vengo presto!”: questa è la risposta del Signore. “Vengo presto”. Amen. E la Chiesa del Signore risponde: “Vieni, Signore Gesù” (cfr Ap 2,20). “Venga il tuo regno” è come dire “Vieni, Signore Gesù”. E Gesù dice: “Vengo presto”. E Gesù viene, a suo modo, ma tutti i giorni. Abbiamo fiducia in questo. E quando preghiamo il “Padre nostro” diciamo sempre: “Venga il tuo regno”, per sentire nel cuore: “Sì, sì, vengo, e vengo presto”. Grazie!


Aggiornamento: 15 mar 2019


Dal 7 al 14 settembre la Parrocchia ha in programma un pellegrinaggio in Armenia, alla scoperta di una delle comunità cristiane più antiche del mondo. Molti sono i siti inseriti nella lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco.

Di seguito il programma in dettaglio.


07 settembre: Roma / Kiev / Yerevan

Raduno dei Sigg. ri Partecipanti alle ore 10:45 direttamente all’Aeroporto Leonardo da Vinci di Roma – Fiumicino e partenza alle ore 13:10 con volo Ukraine Airlines. Arrivo a Kiev alle ore 17:15 locali e proseguimento (cambio di aereo) alle ore 20:10 sempre con volo Ukraine. Arrivo all’aeroporto Zvartnoc Internazionale di Yerevan alle ore 00:55 e trasferimento in albergo per il pernottamento.


08 settembre: Tour per la città /Yerevan

Colazione. Da secoli Yerevan è famosa con il nome ‘‘città rosa’’, per il colore della pietra. Visita alla piazza della Repubblica, corso Mashtoc, Aram Khachatryan, Cascad. Pranzo in un ristorante locale. A seguire visita al museo dei manoscritti (Matenadaran), al museo di Storia e al memoriale del Genocidio Armeno (Tsitsernakaberd). Cena in ristorante tradizionale. Pernottamento a Yerevan.


09 settembre: Yerevan / Garni / Geghard / Sevan / Dilijan

Colazione. Partenza per Garni (a circa 30 km. da Yerevan) e visita di questo centro di cultura ellenistica e romana ed antica residenza dei reali armeni della Dinastia Arshakuni; si visiteranno il Tempio dedicato al Dio Sole, i resti della muraglia del terzo secolo a.C. e le Terme Romane. Proseguimento per il Monastero di Geghard (Patrimonio Mondiale Unesco) chiamato con il nome della lancia che trafisse il corpo di Cristo, ubicato in un profondo canyon molto spettacolare: per metà costruito dentro la roccia, risale, secondo la tradizione, al quarto secolo. A seguire visita a una casa locale per il pranzo dove si avrà l’opportunità di vedere e partecipare alla preparazione del pane armeno Lavash, inserito dal 2015 nella lista "Patrimoni orali e immateriali" dell'UNESCO. Partenza verso il lago Sevan, uno dei laghi più grandi del mondo; nella penisola di Sevan sono visitabili due monasteri del X secolo. Infine partenza e visita della città di Dilijan. Cena e pernottamento a Dilijan.


10 settembre: Dilijan / Sanahin / Haghpat / Yerevan

Colazione. Partenza per Alaverdi. Durante il tragitto sosta nel villaggio dei molocani. Visita a due monumenti esclusivi dell’architettura armena del X e XIV secolo: il convento di Sanahin e il monastero di Haghpat (Patrimonio Mondiale dell'UNESCO). Letteralmente in armeno il nome Sanahin significa "questo è più vecchio di quello", il che probabilmente significa che questo villaggio possiede un monastero più antico del suo vicino, Haghpat. I due villaggi e i due monasteri sono molto simili fra loro, e dall'uno si può perfettamente vedere l'altro; entrambi sorgono su un altopiano dissestato, separati da una profonda crepa formata da un piccolo fiume che si getta nel fiume Debed. Pranzo in un ristorante locale. Il Monastero di Haghpat è stato uno dei più grandi centri religiosi, culturali ed educativi dell'Armenia medievale. Rientro a Yerevan. Cena nel ristorante tradizionale. Pernottamento.


11 settembre: Yerevan / Khor Virap / Areni / Noravank / Yerevan

Colazione. Giornata intera di escursione nel sud dell'Armenia; partenza per la regione di Ararat per visitare il Monastero di Khor Virap, famoso luogo di pellegrinaggio, visitato anche da Papa Giovanni Paolo II. Il Monastero sorge sul luogo di prigionia di San Gregorio l'Illuminatore a cui si deve la conversione dell'Armenia. Khor Virap significa "fosso profondo", qui vi fu incarcerato San Gregorio; dal Monastero arroccato sul colle si gode una splendida vista del biblico Monte Ararat. Pranzo in una casa locale. Si prosegue per Areni, famosa per il suo vino, per un assaggio presso una delle cantine della zona. Partenza per la regione di Vayots Dzor; attraversando un canyon di 8 km. di lunghezza si arriva al meraviglioso complesso monastico di Novarank (XII-XIII secolo) posto in una spettacolare posizione sull'orlo di un precipizio. Rientro e pernottamento a Yerevan.


12 settembre: Yerevan / Echmiadzin / Zvartnoc / Yerevan

Colazione. Partenza per Echmiadzin. Durante il viaggio sosta per visitare rovine della Cattedrale di Zvartnots (VII secolo, Patrimonio Mondiale dell'UNESCO). Nella città di Echmiadzin visita alla cattedrale (Patrimonio Mondiale dell'UNESCO), un posto davvero spirituale che mostra la particolarità della Chiesa Armena, tra le prime ad adottare il Cristianesimo come religione ufficiale. Oggi Echmiadzin è la Santa Sede del Catholicos, il cuore spirituale della Chiesa Apostolica Armena. Pranzo nell’associazione “La croce dell’unità Armena''. Rientro a Yerevan, visita alla fabbrica del brandy ‘‘Ararat’’. Cena nel ristorante locale.


13 settembre: Saghmosavank / Hovhanavank / Ushi / Amberd / Yerevan

Colazione. Partenza per Ashtarak. Visita agli splendidi monasteri di Saghmosavank e Hovhanavank. Pranzo in una casa locale dove avrete l’opportunità di partecipare alla preparazione della pasta armena ‘‘Arishta’’ e del dolce ‘‘Gata’’. Il tour continua verso la fortezza di Amberd (XI-XIII secolo). Rientro a Yerevan. Cena d’arrivederci. Pernottamento a Yerevan.


14 settembre: Yerevan / Kiev / Roma

Dopo la prima colazione tempo a disposizione per attività individuali. Trasferimento all’Aeroporto di Yerevan e partenza alle ore 15:30 con volo Ukraine Airlines (Linee Aeree Ucraine). Arrivo a Kiev alle ore 17:30 e proseguimento (cambio di aereo) alle ore 20:05 sempre con volo Ukraine Airlines. Arrivo all’Aeroporto Leonardo da Vinci di Roma – Fiumicino alle ore 22:00.


Quota di partecipazione: 1.230 euro a persona (830 euro per bambini sotto i 12 anni; supplemento singola di 200 euro).


La quota comprende:

- Viaggio aereo Roma / Kiev / Yerevan / Kiev / Roma – voli Ukraine Airlines (Linee Aeree Ucraine);

- Tasse aeroportuali e fuel surcharge (adeguamento carburante);

- Pensione completa dalla prima colazione dell’08 Settembre alla prima colazione del 14 Settembre 2019;

- Sistemazione in alberghi 4 stelle;

- Guida – accompagnatore per intero periodo;

- Trasferimenti, visite ed ingressi come da programma;

- Assistenza della nostra Agenzia locale;

- Borsa da viaggio con guida sull'Armenia;

- Assicurazione medico-bagaglio;

- Mance.


La quota non comprende:

- Facchinaggi; Bevande; Spese di carattere personale ed Extra in genere.


Importante

E’ necessario il passaporto individuale con validità di almeno 6 mesi dalla data di inizio del viaggio (cioè non dovrà scadere prima del 07 Marzo 2020).

Inviare fotocopia del documento un mese prima della partenza.


Per la prenotazione rivolgersi in segreteria.





Oggi, 2 febbraio, la chiesa celebra la Festa della Presentazione di Gesù al Tempio, popolarmente conosciuta come la Candelora.

A Venezia, nella chiesa quattrocentesca di San Sebastiano, è custodito uno dei più importanti cicli pittorici dell’artista Paolo Caliari, meglio conosciuto come il Veronese, che portò a termine l’opera artistica nell'arco di tutta la sua attività.


Voluto dal Priore veronese fra' Bernardo Torlioni, a cui spetta la concezione tematica dell'impresa intesa come allegoria del trionfo della fede sull'eresia, l'intervento del Veronese si articola in tre momenti: il primo ha inizio nel 1555 ed ha per tema la decorazione del soffitto della sacrestia con scene dell'Antico Testamento; segue la complessa decorazione del soffitto a cassettoni della chiesa ispirata al Libro di Ester, protrattasi fino al 1556; fra il 1558 e il 1559 il Veronese realizza il secondo intervento decorando con affreschi la parte superiore della navata centrale (Padri della Chiesa, Profeti, Sibille e personaggi biblici), il coro dei frati (episodi della Vita di San Sebastiano) e realizzando le portelle d'organo e il parapetto (Presentazione di Gesù al Tempio, Piscina Probatica e Natività). Infine, al periodo 1565-70, risale l'esecuzione della grande pala d'altare con la Madonna in gloria con San Sebastiano e altri santi e dei due teleri laterali del presbiterio raffiguranti i Santi Marco e Marcellino condotti al martirio e il Martirio di San Sebastiano.

La chiesa, vero mausoleo veronesiano, conserva anche le spoglie del maestro (a sinistra del presbiterio).


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